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giovedì 24 dicembre 2009

I dolori del "giovane" scrittore

Mi sento come la piccola fiammiferaia.
E' quasi inverno, fa freddo, è sceso il buio. Si respira già l'aria di Natale. La gente passa nella strada e nessuno compra i miei fiammiferi (libri).

La vetrina di una libreria accanto è piena di luce e su di una montagnola di finta neve, realizzata con palline di polistirolo, sono disposti alcuni volumi. Vedo libri di comici di Zelig, di calciatori e presentatori depressi, di motociclisti. I libri sono posti in semicerchio e lasciano al centro uno spazio vuoto. Poi una mano ingioiellata, dall'interno della vetrina, pone con cura sulla finta neve un ultimo libro, proprio sotto la luce di un piccolo riflettore. Faccio appena in tempo a scorgere un sottotitolo, qualcosa come Memorie di una Escort, prima che la folla si diriga in massa verso la vetrina e mi rubi l'ultima luce della strada. Ho freddo e tra l'indifferenza della gente che non vede i miei fiammiferi (libri) straccio il mio romanzo e le 272 pagine, accese, mi danno conforto. Poi il fuoco dell'ultima pagina si spegne e mi lascia solo nel buio. Come la piccola fiammiferaia, invoco mia nonna che non ho mai conosciuto. Arriva dal cielo buio e umido, nonna Secondina, e tra le mani ha qualcosa che luccica. Penso a una luce divina che mi porterà via da questo mondo d'ingiustizia letteraria, ma invece, nel palmo della mano ossuta appare come una piccolissima bottiglia metallica. Guardo meglio: è una chiavetta USB. Se nessuno sa che il tuo libro esiste, è come se non esistesse davvero. Qui dentro ci sono alcuni nomi di giornalisti letterari, brave persone, forse potranno aiutarti. E la nonna scompare lasciando nella mia mano il lucente oggetto. Forse ho voluto credere che si trattasse di una piccola bottiglia perché ho subito pensato che dentro avrei potuto inserire dei messaggi da affidare alle onde della Rete con la speranza che qualcuno potesse riceverli. Come i naufraghi che disperati chiedono aiuto al mare infinito.
Così sto facendo...

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